ILARI – PETUSHI
C’è NEL CAMPO UN UOMO VIVO?
con ARIANNA ILARI | GIULIO PETUSHI
Regia e drammaturgia Arianna Ilari e Giulio Petushi
produzione Ilari-Petushi
Un uomo è accanto alla moglie, che si è suicidata alcune ore prima, gettandosi dalla finestra. Cerca di concentrare i pensieri ed ecco che parla con sé stesso, ora sembra rivolgersi ad un ascoltatore invisibile, ora ad un giudice. Si contraddice, si discolpa e accusa. In lui c’è rozzezza di pensiero e di cuore, ma anche un profondo sentimento. Cerca di ricostruire mentalmente il rapporto con la moglie, donna mite, ma solo all’apparenza. Remissiva? Rassegnata?
“Beati i miti ed i mansueti perché erediteranno la terra” (Matteo, 5,5).
Nella breve durata del loro matrimonio lei lo aiuta nel lavoro. Lui è enigmatico e di poche parole, lei si lega a lui per affrancarsi da una situazione di grave indigenza. Si mettono continuamente alla prova combattendo una specie di silenziosa guerra che, a volte, esplode in picchi di isteria.
Costringendosi a risparmiare giorno per giorno lui vuole realizzare il sogno di vivere lontano dalla città, nella natura, magari con dei figli, ma tiene questo desiderio soltanto per sé, senza condividerlo con la moglie che subisce con sgomento le ristrettezze imposte dall’uomo.
Nell’isolamento, nella reclusione volontaria in cui si rifugiano i due, nascono e si dilatano fino a
dimensioni mostruose, mortifere, i “sistemi”, i “piani”, le “idee” che cadono all’improvviso,
schiacciandoli come un masso che cade loro addosso.
Perché si è uccisa?
Il marito non riesce a rispondere a questa domanda e noi non siamo interessati a trovare una risposta, piuttosto vogliamo stimolare altre domande che attraverso il racconto di un rapporto mettano in luce una condizione che riguarda tutti. Tutti siamo autoindulgenti, tutti ci giustifichiamo, tutti siamo persuasi di fare il bene, di essere nel giusto e finiamo per fare del male.
“Sono il più nobile degli uomini, ma sono il primo a non crederci”.
Stiamo costruendo una drammaturgia originale a due voci liberamente ispirata a “La Mite” di F.
Dostoevskij e con uno sguardo su: “Faust” di Goethe, “L’ultimo giorno di un condannato a morte” di V. Hugo, “La camera azzurra” di G. Simenon, “Une femme douce” di R. Bresson.
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